Nel brano di Ef 6:10-17 Paolo ci invita a rivestirci della completa armatura che Dio offre ai propri figli per combattere contro l’inganno e la seduzione del peccato. L’apostolo ricorda che la lotta da sostenere è prevalentemente interiore contro le tentazioni subdole e sottili di Satana, che fa leva sul nostro orgoglio, sulle nostre piccole debolezze, sui momenti di incertezza e di scoraggiamento, per sferrare il suo attacco.

Dio però rassicura ed incoraggia i Suoi figli: tali attacchi non potranno mai essere vincenti se affrontati con le Sue armi. Equipaggiati in maniera adeguata potremo, infatti, affrontare con successo anche il combattimento più aspro. È fondamentale allora analizzare una per una le varie componenti di tale armatura ed essere certi di averle sempre con noi.

LA CINTURA DELLA VERITÀ

Iniziamo allora a porre intorno ai lombi la cintura della verità. La cintura è quella parte dell’equipaggiamento che cinge e sostiene tutte le altre. Il cristiano è invitato ad edificare e sostenere la propria vita spirituale sulla verità. Possiamo avere ogni buona qualità e virtù ed essere impegnati nelle opere meritorie più eccelse, ma se la verità del Signore non dirige i nostri passi saremo, anche nostro malgrado, facili prede del Diavolo.

“Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8:32): questa è la promessa rincuorante di Gesù a chi desidera seguirLo. Davanti allo scetticismo del mondo, ben interpretato da Pilato allorché chiese al Signore con rassegnato fatalismo cosa fosse la verità (cfr. Gv 18:38), noi rispondiamo con decisione: LA VERITÀ È LA PAROLA DI DIO (cfr. Gv 17:17), che Gesù incarna nella Sua persona e che ci ha rivelato tramite le Sue parole e le parole dei Suoi apostoli (cfr. Gv 1:17; 14:6;  16:13).

Tale verità è unica, assoluta, immutabile (1Pt 1:24-25). È capace di  ammaestrarci (Ef 4:21), di purificare le anime che ad essa si sottopongono (1Pt 1:22), di produrre nel cuore dell’uomo giustizia e santità (Ef 4:24). In essa si deve camminare con perseveranza (3Gv 4) ed amore (Ef 4:15) dato che essa sarà il metro che Dio userà per giudicare l’operato di ogni uomo (cfr. Rm 2:2; 2Ts 2:12). 

LA CORAZZA DELLA GIUSTIZIA

Le ferite al petto sono quelle più pericolose e quasi sempre mortali. Per questo i soldati proteggevano questa parte del corpo con molta attenzione indossando pesanti corazze di metallo. La protezione più adeguata per il cristiano contro le ferite mortali del peccato è sicuramente la pratica della giustizia divina.

Paolo scrivendo ai Romani esprime il suo rammarico per l’errata attitudine verso la giustizia divina dei suoi fratelli nella carne, gli Ebrei (Rm 10:1-3). L’inconcepibile rifiuto da parte di Israele della giustizia di Dio turbava profondamente l’apostolo. Il sentimento di Paolo è tanto più forte e la sua comprensione tanto più viva in quanto egli ricordava sicuramente lo zelo che lo aveva animato da persecutore della chiesa. Il dramma degli Ebrei è quello di non sottomettersi alla giustizia divina, sostituendola con una loro propria.

L’insegnamento per noi è esplicito e più che mai attuale: non basta avere “zelo” per le cose religiose se tale zelo non è in armonia con quanto espresso da Dio. Non dobbiamo sostituire la nostra giustizia, ossia ciò che noi crediamo essere lecito e buono, a ciò che Dio ha stabilito essere lecito e buono.

Molto spesso, come già affermava il profeta Isaia (cfr. Is 55:8-9), le strade e i pensieri di Dio sono diversi da quelli proposti dall’uomo, e ostinarsi a camminare nelle presunte nostre opere buone ha creato nella stessa Chiesa del Signore divisioni e problemi che sono molto spesso insanabili. È invece necessario sottoporci con umiltà alla giustizia divina riconoscendone l’assoluta efficacia.

L’Evangelo è “la potenza di Dio per la salvezza” dell’uomo (Rm 1:16) che viene giustificato mediante la fede in Cristo Gesù. Ed è proprio la fede, quella fede unica e santa che nasce dall’ascolto della Sua Parola a far sì che la giustizia di Dio si riversi abbondante su coloro che credono rendendoli giusti e santi davanti ai Suoi occhi (cfr. Rm 3:21-26).

I CALZARI DELLA PRONTEZZA

Per sostenere vittoriosamente lo scontro con il peccato è necessario avere calzari che diano allo stesso tempo stabilità assoluta e capacità di muoversi con estrema velocità. Solo il Vangelo può offrire contemporaneamente stabilità e prontezza. Il suo studio serio e continuo fornisce infatti al soldato di Cristo la necessaria stabilità (1Cor 15:58). Una volta raggiunta la stabilità, questa si traduce nel desiderio di far conoscere il Vangelo a coloro attorno a noi.

La Scrittura parla dei “piedi” di coloro che annunciano la buona novella, ad intendere la sollecitudine di chi desidera portare il messaggio di Gesù agli altri  (Rm 10:15). Il cristiano pigro, il cristiano “pantofolaio”, il cristiano che crede di esaurire le proprie responsabilità esclusivamente frequentando le riunioni della chiesa, il cristiano che non avverte la necessità di gridare dai tetti quanto ha ricevuto da Dio (cfr. Mt 10:27), il cristiano che scarica sulle spalle del predicatore o di altri fratelli i suoi precisi compiti, ebbene questo cristiano ha capito molto poco del messaggio di Gesù.

Chi veramente afferra il senso di tale annuncio non può tirarsi indietro, né sfuggire alle proprie responsabilità di proclamatore del Vangelo della pace”. Eloquente definizione che individua la natura del messaggio di Gesù teso a riappacificare l’uomo con Dio e a donargli, conseguentemente, una tranquillità interiore e una felicità senza uguali (cfr. Gv 14:27; 16:33; Ef 2:14; Col 1:20).

LO SCUDO DELLA FEDE

La fede è condizione irrinunciabile per piacere a Dio (Eb 11:6), ma è anche arma indispensabile per superare le prove e gli ostacoli che il male pone sul nostro cammino. Paolo inserisce nel testo un “soprattutto” che la dice lunga sull’importanza di questa arma di difesa capace veramente di farci superare qualsiasi momento di smarrimento e di tristezza (cfr. Rm 8:28; Gc 1:1-4)

Satana farà di tutto per farci cadere, userà ogni sorta di inganno e di artificio. Le sue frecce sono “infuocate”, cioè estremamente pericolose ed efficaci e se non ci proteggeremo adeguatamente esse penetreranno profondamente nel nostro animo ferendolo mortalmente. Armato, come i legionari, del grande scudo rettangolare della fede, il cristiano non avrà nulla da temere, e quando le frecce coperte di pece e di resina gli sibileranno accanto infuocate egli potrà spegnerle e renderle innocue con la potenza che il Signore gli dona tramite la fede. “La fede dunque viene dall’udire, e l’udire viene dalla parola di Dio” (Rm 10:17): prendere lo scudo della fede significa allora volgere il nostro orecchio attento alla Parola di Dio, significa aderire con tutta la nostra volontà al Suo insegnamento. Non può esservi fede senza l’adeguata conoscenza della Parola, né tanto meno può esservi comunione con Cristo. È uno dei luoghi comuni più diffusi affermare che l’importante è avere una fede qualsiasi, credere in qualche cosa. Ma la religiosità che prescinde dalla Parola di Gesù è vuota, illusoria ed ingannevole e non potrà mai resistere allo scontro con Satana. Paolo scrive agli Efesini che vi è una sola fede (Ef 4:4-6), dunque un solo scudo capace di difenderci contro le frecce di Satana, uno scudo che non deve essere barattato o svenduto per i nostri interessi, ma che al contrario va custodito gelosamente.

L’ELMO DELLA SALVEZZA

Prendere l’elmo della salvezza significa proprio custodire, proteggere e rinforzare la nostra fede mediante la speranza che Cristo ha posto nei nostri cuori: “Ma noi, poiché siamo del giorno, siamo sobri, avendo rivestito la corazza della fede e dell’amore e preso per elmo la speranza della salvezza” (1Ts 5:11). La salvezza è il fine ultimo della nostra fede: “ottenendo il compimento della vostra fede, la salvezza delle anime” (1Pt 1:9). Tale grandioso obiettivo se da un lato sprona la nostra lotta (“ma noi non siamo di quelli che si tirano indietro a loro perdizione, ma di quelli che credono per la salvezza dell’anima”: Eb 10:39), dall’altro alimenta la fiducia che il Signore manterrà le sue preziose promesse.

Lo scrittore della lettera agli Ebrei paragona la speranza della salvezza ad un’ancora che mantiene la nostra vita sicura e ferma (cfr. Eb 6:19). La speranza del cristiano poggia sulla certezza della fede. Non è un’emozione vaga ed instabile ma un sentimento che poggia su una concreta aspettazione “nella speranza della vita eterna, promessa prima di tutte le età da Dio, che non può mentire” (Tt 1:2; Gal 5:5; Col 1:23, 27; 2Ts 2:16; 1Tm 1:1; 4:10). La speranza è dunque componente irrinunciabile della nostra fede; essa garantisce contro ogni possibile sfiducia riguardo al successo finale, divenendo, per di più, oggetto del nostro vanto se riteniamo ferma fino alla fine la franchezza e il vanto della speranza” (Eb 3:6).

 

LA SPADA DELLO SPIRITO

 

Dopo aver passato in rassegna tutto l’armamentario atto alla difesa, la Scrittura ci invita, ora, ad armarci per essere pronti a nostra volta a contrattaccare e sconfiggere il nostro avversario. L’arma più preziosa e valida che il Signore pone nelle nostre mani è la Sua Parola, che ci viene fornita dallo Spirito Santo ed esprime tutta la Sua potenza. Essa è l’unico mezzo attraverso cui oggi lo Spirito di Dio si manifesta ed opera efficacemente (Eb 4:12). Una potenza ed una forza incredibili capaci di mettere a nudo i nostri sentimenti più nascosti e sconfiggere gli avversari più potenti.

Ricercare “altri modi” in cui lo Spirito di Dio oggi, a detta di alcuni, dovrebbe esprimersi significa in realtà non avere fiducia nelle parole e negli esempi lasciati da Gesù. Egli stesso per primo, infatti, ha mostrato nel deserto la grande efficacia della Parola scritta sconfiggendo con essa Satana (cfr. Mt 4: 4,7,10). Satana vorrebbe disarmarci, renderci cioè ignoranti e farci perire come già fece col popolo di Israele (Os 4:6). L’ignoranza è dunque il nemico mortale del popolo di Dio, la condizione che ci pone inermi ed incapaci di reagire davanti a Satana. Solo se ci lasceremo insegnare, convincere, correggere istruire nella giustizia dalla santa Parola di Dio saremo completi, perfettamente forniti per compiere ogni buona opera e per sconfiggere il male che è intorno a noi (cfr. 2Tm 3:16-17).

CONCLUSIONE

Tutte le armi che compongono l’armatura del Signore (verità, prontezza che dà il Vangelo, fede, speranza della salvezza, insegnamento divino) saranno tuttavia inefficaci se non accompagnate dalla preghiera fervente ed incessante. Questa è condizione indispensabile che realizza la vera e profonda comunione con Dio. Il cristiano che non chiederà il soccorso divino, che non pregherà con un cuore sottomesso ed entusiasta non potrà avere nessuna speranza di vittoria contro il peccato. La preghiera è la nostra risorsa preziosa che permette l’uso vittorioso delle armi di Dio. Attraverso di lei possiamo esternare i sentimenti più segreti che si agitano in noi e trovare in Dio comprensione, pazienza, consolazione.

I cristiani devono rivolgersi a Dio con ogni sorta di preghiera, devono applicarsi ad essa in ogni tempo, facendo della perseveranza la compagna della loro vita. Pregare è essenziale per rinnovare la comunione con Dio e con lo Spirito, per trovare nuove energie capaci di lenire le ferite inferteci dal male e per ritrovare l’entusiasmo necessario per camminare con fede nelle vie del Signore.

Che Dio ci aiuti ad armarci della completa armatura che Egli ci dona e a fare della preghiera lo strumento vincente per arrivare alla vittoria finale.