Le parole introduttive con le quali Matteo aveva iniziato la sua narrazione erano state: “Genealogia di Gesù Cristo, figliuolo di Davide, figliuolo di Abramo”. L’evangelista indicava lo scopo della sua storia, dimostrare che Gesù di Nazareth era il Messia atteso dal popolo di Israele, era il discendente di Davide, era la progenie di Abramo, che avrebbe portato la benedizione a tutte le nazioni.

Marco, invece, scavalca la genealogia storica di Gesù e inizia il suo Vangelo con una dichiarazione solenne:“Inizio del vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio”. Marco è l’unico che ha intitolato Vangelo (to euaggelion= “buona notizia”) il suo libro su Gesù Cristo. Solo più tardi questo termine passerà a indicare l’opera degli altri autori che hanno descritto la vita del Signore.

Marco identifica la buona notizia con Cristo. In 8:35 e 10:29 sacrificarsi o morire per il vangelo significa farlo per Cristo.

Nell’intitolare il suo libro “il vangelo”, Marco intende affermare che non è solo un resoconto o una narrazione su Gesù, ma una proclamazione del Cristo risorto, nella quale egli si è reso nuovamente presente. Per questo la Chiesa non si limita a ripetere la predicazione di Gesù, ma fa di Lui l’oggetto del proprio annuncio.

Gesù si è presentato nella veste di inviato divino per rivelare la mente di Dio e insegnare la via da seguire per stabilire un rapporto di figliolanza con il Padre.

La predicazione di Gesù è esposta in maniera unica e chiara nelle pagine del N. Testamento in modo che tutti possano comprenderla. D’altra parte, non va dimenticato che, tra i libri dell’antichità, il N. Testamento è il più accreditato e attendibile anche come documento storico.

Davanti alle parole di Cristo ogni uomo è chiamato a compire una scelta ben precisa:

  • può informarsi, conoscere, studiare, essere personalmente responsabile e consapevole della volontà di Dio;
  • o può affidarsi ciecamente a altri, restando nell’ignoranza e sperando che questi non sbaglino strada!

Scopo fondamentale della predicazione di Gesù è stato edificare la Chiesa: “edificherò la mia chiesa” (Mt 16:18). Il termine chiesa, come molti dovrebbero sapere, non si riferisce a un edificio di mattoni, né a una religione organizzata in maniera gerarchica. Il significato del termine greco (ekklesìa) era “assemblea; riunione; gruppo, chiamati fuori”.

Ai tempi apostolici, dunque, ekklesìa non era unicamente un termine religioso, come oggi, descriveva solo delle persone che si radunavano insieme.

Dire chiesa significava riferirsi a “un qualsiasi gruppo di gente”; dire chiesa di Cristo indicava “le persone che appartenevano e seguivano Gesù”.

Gesù e la Chiesa sono un binomio inscindibile. Non si può essere in Gesù senza essere nella sua vera Chiesa: “…Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei… per farla comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile” (Efesini 5:25-27).

Per chiarire la natura, lo scopo, l’organizzazione e il lavoro di questo gruppo, che appartiene a Cristo, il Vangelo ci offre delle figure atte proprio a delinearne le caratteristiche. La Chiesa è:

il Tempio – suggerisce l’idea che nella chiesa si adora Dio;

il Regno – idea di rispetto e ubbidienza verso il RE;

la Famiglia – Dio è il padre amorevole, ricambiato da figli che lo amano e lo seguono;

il Corpo – indica la connessione tra tutti i cristiani;

la Vigna – idea di lavoro e di impegno nel predicare la Parola;

l’Arca – rivela l’idea di una salvezza unica ed esclusiva.

La chiesa edificata da Gesù e descritta nelle pagine del Vangelo è l’unica via per arrivare al Padre. Non dimentichiamo mai il grande amore che Dio ha riversato verso di noi in Cristo Gesù donandoci l’unica Via da percorrere per essere salvati.IL VANGELO DI MARCO