Quando il vangelo parla del regno dei cieli, si riferisce sempre alla chiesa, la realtà spirituale dove Gesù regna oggi (Colossesi 1:13 – Egli ci ha riscossi dalla potestà delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figliuolo”). Paolo conferma e pone l’accento sulla realtà spirituale della chiesa definendola addirittura un “luogo celeste” (Efesini 2:6 – “…ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù”).
Gli Ebrei aspettavano un Messia che li avrebbe riscattati e che avrebbe istaurato un nuovo governo e la loro delusione e incredulità derivò proprio dal fatto che Gesù non fece nulla di tutto questo, al contrario istaurò un regno spirituale, che non fu compreso proprio come oggi, un regno dove l’uomo può trovare il perdono e la comunione con il Padre. Un regno che non ha caratteristiche fisiche e materiali ma che è dentro ogni uomo che vuole diventare Suo Figlio.
Non abbiamo l’arroganza e la presunzione di sapere quello che è nella mente del Padre. Non sappiamo quale sarebbe stato il destino dell’uomo se questi non avesse peccato. Non sappiamo se Dio lo avrebbe trasportato comunque in una dimensione spirituale senza fargli conoscere la morte e dolore, che caratterizzano la nostra vita. Non sappiamo è non possiamo dire nulla… chi lo fa è arrogante, supponente e bugiardo.
Possiamo sapere solo quello che Dio rivela attraverso il Vangelo. E Dio la fa chiaramente in modo tale che anche i fanciulli possano capire, checché ne dicano molti che si arrogano il diritto di interpretare la Scrittura a loro uso e consumo, che affermano di essere gli unici veri interpreti di una di rivelazione che muta e cambia a secondo dei tempi ( Matteo 11:25 – “In quel tempo Gesù prese a dire: Io ti rendo lode, o Padre, Signor del cielo e della terra, perché hai nascoste queste cose ai savi e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli fanciulli”).
Ebbene il Vangelo nella sua semplicità e chiarezza afferma “che carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio; né la corruzione può ereditare la incorruttibilità” (1 Corinzi 15:50).

Paolo apostolo scrivendo sempre ai Corinzi che dibattevano sulla resurrezione dice chiaramente che noi siamo un seme e che quando questo seme morirà germoglierà la vera creatura:
“Ma qualcuno dirà: «Come risuscitano i morti? E con quale corpo ritornano?» Insensato, quello che tu semini non è vivificato, se prima non muore; e quanto a ciò che tu semini, non semini il corpo che deve nascere, ma un granello nudo, di frumento per esempio, o di qualche altro seme; e Dio gli dà un corpo come lo ha stabilito; a ogni seme, il proprio corpo. Non ogni carne è uguale; ma altra è la carne degli uomini, altra la carne delle bestie, altra quella degli uccelli, altra quella dei pesci. Ci sono anche dei corpi celesti e dei corpi terrestri; ma altro è lo splendore dei celesti, e altro quello dei terrestri. Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna, e altro lo splendore delle stelle; perché un astro è differente dall’altro in splendore. Così è pure della risurrezione dei morti. Il corpo è seminato corruttibile e risuscita incorruttibile; è seminato ignobile e risuscita glorioso; è seminato debole e risuscita potente; è seminato corpo naturale e risuscita corpo spirituale. Se c’è un corpo naturale, c’è anche un corpo spirituale. Così anche sta scritto: «Il primo uomo, Adamo, divenne anima vivente»; l’ultimo Adamo è spirito vivificante. Però, ciò che è spirituale non viene prima; ma prima, ciò che è naturale, poi viene ciò che è spirituale. Il primo uomo, tratto dalla terra, è terrestre; il secondo uomo è dal cielo. Qual è il terrestre, tali sono anche i terrestri; e quale è il celeste, tali saranno anche i celesti. E come abbiamo portato l’immagine del terrestre, così porteremo anche l’immagine del celeste. Ora io dico questo, fratelli, che carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio; né i corpi che si decompongono possono ereditare l’incorruttibilità”
(1 Corinzi 15:35-50).
Un discorso chiarissimo, Paolo porta l’esempio del granello piantato nel terreno che è molto diverso dalla pianta che ne deriverà. Analogamente, i nostri corpi mortali che vengono deposti nella tomba saranno diversi dai corpi spirituali che sortiranno dal sepolcro.
L’apostolo svolge l’analogia sul chicco di grano seminato nel modo magistrale che gli è proprio. Spiega che la nostra risurrezione trova un primo momento di oggettiva verità nella morte. È solo attraverso la morte che possiamo risorge a una vita più ampia e perfetta (v. 36). Nella morte c’è già il germe della vita, il corpo nel suo deteriorarsi si vivifica e germoglia in un qualcosa di completamente diverso, maestoso, glorioso. Passa da una vita materiale di dolore e morte a una vita spirituale di armonia e pace con Dio. L’accento non è tanto sul naturale sviluppo del seme in pianta, quanto nel processo di radicale trasformazione che il seme subisce.
Così chi si addormenta nella morte, nudo come un seme, è pronto a essere creato di nuovo, a ricevere una nuova vita, a essere rivivificato, trasformato, a ricevere un corpo spirituale che non sappiamo esattamente come sarà (forse Dio non lo specifica perché con le nostre menti edonistiche e finite non lo avremmo certamente capito).
Nel verso 42,«Così è pure della risurrezione dei morti», Paolo si avvale una volta ancora dell’analogia per illustrare il corpo trasformato. Tutti hanno l’idea di una cosa che si corrompe, ebbene il corpo risorto sarà incorruttibile, da corpo debole diventerà corpo potente, da ignobile glorioso, da corpo naturale a corpo spirituale.
Anche l’analogia successiva è profonda e interessante: il primo e l’ultimo Adamo. Siamo legati a entrambi. Del primo portiamo, in questa vita, l’immagine materiale di esseri viventi, il secondo, spirito vivificante, opererà la trasformazione di ciò che è terrestre in quella glorificata, trasformata, spiritualizzata. Come il primo Adamo ha vissuto una vita terrena originando l’umanità, il secondo Adamo (Cristo) vive una vita celeste che parteciperà ai suoi in una nuova creazione che nessuno conosce (Giovanni 14:1-4 – “Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo? Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi; e del luogo dove io vado, sapete anche la via”).
Qualsiasi cosa aggiungeremo a quanto scritto dallo Spirito, qualsiasi fantasia animerà il nostro pensiero, qualsiasi contorta spiegazione cercheremo di dare per aggiustare a nostro vantaggio quanto detto dal Signore, sarà inutile, Dio ha parlato con chiarezza e precisione e a noi resta solo credere e ubbidire.
Questo mondo piace all’uomo, così come piace la vita, e non sappiamo perché Dio abbia deciso di distruggerlo, ma non è sicuramente nostro compito mutare o criticare la volontà di Dio solo perché nella nostra presunzione crediamo sia meglio organizzare un governo su questa terra

Pietro non lascia dubbi: 2 Pietro 3:5-13 “Ma costoro dimenticano volontariamente che nel passato, per effetto della parola di Dio, esistettero dei cieli e una terra tratta dall’acqua e sussistente in mezzo all’acqua; e che, per queste stesse cause, il mondo di allora, sommerso dall’acqua, perì; mentre i cieli e la terra attuali sono conservati dalla medesima parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della perdizione degli empi. Ma voi, carissimi, non dimenticate quest’unica cosa: per il Signore un giorno è come mille anni, e mille anni sono come un giorno. Il Signore non ritarda l’adempimento della sua promessa, come pretendono alcuni; ma è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento. Il giorno del Signore verrà come un ladro: in quel giorno i cieli passeranno stridendo, gli elementi infiammati si dissolveranno, la terra e le opere che sono in essa saranno bruciate. Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi, quali non dovete essere voi, per santità di condotta e per pietà, mentre attendete e affrettate la venuta del giorno di Dio, in cui i cieli infocati si dissolveranno e gli elementi infiammati si scioglieranno! Ma, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia”.
Dagli amici testimoni di Geova ho sentito le spiegazioni più assurde, improbabili e complicate su questo brano. È più ovvio accettarlo così com’è nella sua semplicità, tutto passerà e per questo la nostra condotta dovrebbe essere condita di santità e pietà, nell’attesa di “nuovi cieli e nuova terra” dove l’uomo risorto glorioso, potente, incorruttibile e spirituale vivrà con il Signore.
Non so come saranno i “nuovi cieli e la nuova terra” che il Signore creerà, nessuno lo sa! ma chi riduce il tutto a ciò che vediamo, a ciò che ci circonda, a ciò che ci piacerebbe avere, sta manipolando il pensiero di Dio adattandolo ai propri gusti e alle proprie aspettative.