Pubblicati da gberdini

Paolo l’uomo che NON inventò il Cristianesimo

 

CHI ERA L’APOSTOLO PAOLO, L’UOMO CHE DOPO DUEMILA ANNI ANCORA DIVIDE LE OPINIONI

Si svolgeranno a Monfalcone l’11 e il 11 maggio presso la Chiesa di Cristo di Monfalcone  (Via Bixio 15, ore 18,30, ingresso libero) due incontri sulla vita del grande divulgatore del messaggio di Cristo, per discutere sul recente libro di Corrado Augias in cui si definisce l’apostolo come il vero fondatore del Cristianesimo.

E’ sempre stata molto affascinante la figura di Paolo di Tarso. Affascinante come lo è stata la sua storia. Saulo l’ebreo con cittadinanza romana che da feroce oppositore e persecutore dei primi cristiani, si unì poi a loro in seguito a una conversione che secondo i testi biblici lo colpì sulla strada per Damasco dove divenne cieco e cadde da cavallo. Cambiò il suo nome in Paolo e iniziò una straordinaria opera di evangelizzazione, fondamentale per lo sviluppo del Cristianesimo. Oggi lo definiremmo un divulgatore appassionato, che a costo della sua stessa vita non si stancò mai di diffondere il messaggio di Cristo, intestardendosi fino ad arrivare al cuore del mondo, a Roma, quella stessa Roma che per lui era stata patria, fede e missione.

Numerosa la produzione critica intorno alla figura di Paolo; sono stati tanti infatti gli studiosi e gli intellettuali sia credenti e non che si sono avvicinati …

ERODE AGRIPPA II – un uomo vicino alla conversione (Atti 26)

Nel racconto della prima prigionia subita dall’apostolo Paolo si succedono tre personaggi che hanno tra di loro ruoli diversi e decisivi.

Gli avvenimenti iniziano al ritorno a Gerusalemme dell’Apostolo dal suo terzo viaggio missionario (58 d.C.). Il clima che si respira in città non è certo favorevole per l’Apostolo. Nell’aria gravano i sentimenti ostili che migliaia di Giudei nutrono verso di lui, considerato ormai un nemico della Legge mosaica perché li sollecita ad abbandonare Mosè.

Va ricordato che la Legge mosaica costituisce per i Giudei qualcosa di più di una normativa puramente spirituale. Essa regola tutti gli aspetti della loro vita civile, sociale e religiosa. I Giudei che si sono convertiti a Cristo non hanno dismesso i costumi nazionali e le norme vigenti, così come avviene oggi per qualunque convertito che proviene da una falsa religione. Le leggi locali e nazionali continuano a vigere. Certamente, Paolo insegna che la Legge mosaica è stata inchiodata sulla croce (cfr. Colossesi 2:14) e sollecita i Giudei a non circoncidere i figli e a non conformarsi a riti ormai vuoti, superati e privi di senso. La sua predicazione è lineare. Tuttavia, Paolo non ha mai insegnato che le formalità civili, sociali o religiose siano in sé stesse peccaminose al pari del culto idolatrico. Il peccato innegabile e trasparente è sostenere che la Legge sia …

IL TEMPO DELL’ASCOLTO

“Mentre era in cammino con i suoi discepoli Gesù entrò in un villaggio e una donna che si chiamava Marta, lo ospitò in casa sua. Marta si mise subito a preparare per loro, ed era molto affaccendata. Sua sorella invece, che si chiamava Maria, si era seduta ai piedi del Signore e stava ad ascoltare quel che diceva. Allora Marta si fece avanti e disse: “Signore, non vedi che mia sorella mi ha lasciata da sola a servire? Dille di aiutarmi! Ma il signore rispose: Marta, Marta, tu ti affanni e ti preoccupi di troppe cose. Una sola cosa è necessaria. Maria ha scelto la parte migliore e nessuno gliela porterà via” (Luca 10:38-42). Luca narra questo episodio in cui sono protagoniste Marta e Maria, due sorelle molto diverse tra di loro.

Ho sempre associato Marta a mia madre. Una donna avvolta dai vapori della cucina e della laboriosità, attiva, terrena, diligente e abile. Sempre pronta a spalancare la porta di casa, a confezionare un succulento pasto e a inondare gli ospiti con la sua travolgente allegria e dinamicità. Confesso che ho sempre ritenuto Marta come utile e necessaria nella sua laboriosità. Il Vangelo ci invita, infatti, a non dimenticare l’ospitalità, esortandoci a praticarla: “Non dimenticate l’ospitalità, perché alcuni, praticandola, hanno ospitato senza saperlo degli angeli” (Ebrei 13:2).

Mia …

UN NUOVO ANNO DI SPERANZA

“Anzi abbiate nei vostri cuori un santo timore di Cristo, pronti sempre a rispondere a vostra difesa a chiunque vi domanda ragione della speranza che è in voi, ma con dolcezza e rispetto” (1Pietro 3:15).

Ogni anno passa velocemente ed è sempre il tempo dei bilanci ma anche dei propositi e delle speranze. Il Signore continua a sorreggerci e a incoraggiarci attraverso la sua Santa Parola.

Il santo timore che si deve avere in Cristo, per essere vero, deve risiedere anzitutto nel nostro cuore. Il santo timore di Gesù libera i cristiani da ogni paura. Essi sentono che soffrire per la verità, in una società avvolta dal freddo tradizionalismo, è un alto onore: “Ed essi se ne andarono dalla presenza del Sinedrio, rallegrandosi d’essere stati reputati degni di esser vituperati per il nome di Gesù” (Atti 5:41). Questi erano gli apostoli di Cristo. Questo è un soffrire santamente, un soffrire come soffrirono i profeti e tutti i servi del Signore.

I cristiani comprendono che le sofferenze, le prevaricazioni, gli insulti, le derisioni sono per la loro anima una salutare disciplina che le strappa da quello che è vano e momentaneo, per fissare la loro vita sui beni che sono veri ed eterni. Questi accrescono in loro la pazienza, l’umiltà, la fede, la bontà e la coerenza. La …

FESTEGGIARE O NO IL NATALE?

È domanda che ognuno dovrebbe porsi in questo periodo festivo, in cui come per incanto tutti sembrano trasformarsi in esseri buoni e caritatevoli. La suggestione che l’uomo ha creato sul Natale ferma, infatti, per un attimo la routine della vita, anche di coloro che sono sempre indifferenti ai problemi dello spirito, e tutti, anche se per pochi istanti, si lasciano sollecitare dai messaggi di pace e di amore che echeggiano ovunque.

L’uomo serio e coerente deve però riflettere con attenzione e senza fare eccessiva leva sul suo sentimento e sulle sue emozioni: È giusto essere “Cristiani” solo pochi giorni l’anno? È giusto parlare di pace e amore nel giorno di Natale per ritornare subito dopo a sbranarci come dei lupi? È proprio questo l’intento di Dio? E soprattutto è vero che Gesù di Nazareth è nato il 25 dicembre e che i suoi Apostoli ci hanno insegnato a festeggiare questo giorno?… Insomma, quale è la volontà di Dio in proposito al Natale?

Basta riflettere un momento per capire l’importanza di queste domande, perché a seconda delle risposte che daremo, il nostro com­portamento cambierà. Se Gesù è nato il 25 dicembre e se ci ha ordinato di festeggiare il suo compleanno, allora faremo bene ad ubbidire e a vivere tutte le implicazioni che tale festeggiamento comporta. Ma se Cristo non è …

RISPETTARE IL MODELLO (lezioni dall’Antico Testamento)

La Chiesa di Cristo è stata istituita con scopi precisi e delimitati. Il loro mancato rispetto fa sì che la Chiesa cessi di essere “di Cristo”, ossia smetta di essere la sposa del Signore.

Ogni volta che Dio ha voluto costruire qualcosa con e per gli uomini, ha dato un modello al quale attenersi con amore e rispetto.

Nel Vecchio Testamento (che per i Cristiani è una preziosa collezione di validi esempi) troviamo tanti casi di scrupolosa obbedienza ai comandamenti del Signore. Tra essi possiamo ricordare:

  • Noè, che ai tempi dell’arca, fece sempre tutto come Dio gli aveva comandato (Genesi 6:22), dimostrando così la sua fedeltà;
  • Abramo, pronto a sacrificare il proprio unico figlio, seguendo le indicazioni apparentemente assurde di Dio (Genesi cap. 22);
  • Mosè che eseguì ogni cosa secondo il modello ricevuto da Dio (Esodo 20:9-40), modello dal quale non si doveva togliere o aggiungere nulla e non si doveva deviare né a destra né a sinistra (Deuteronomio 4:2 e 17:20).
  • Lo stesso principio valse per la costruzione del tempio ebraico (1Re 6:38; Ezechiele 43:10-12).

Ogni violazione dei comandamenti di Dio fu inevitabilmente punita (ricordiamo il caso di Nadab e Abiu, i figli del sacerdote Aronne, che furono “castigati” con la morte per aver operato una piccola, apparentemente insignificante variante al culto stabilito da Dio (Levitico 10:1-3).…

Un Nuovo Rapporto con Dio

Quante volte, davanti a un edificio più o meno maestoso abbiamo detto: “Che bella chiesa!”, oppure “andiamo in chiesa”. Ebbene non è un impiego corretto del termine. E non è esatto neppure usarlo per indicare una struttura articolata e gerarchica o un’organizzazione religiosa.

Il termine greco ekklesia, significa letteralmente “chiamare fuori” e si riferisce a delle persone ossia  a  coloro che sono stati chiamati da Dio a lasciare la vecchia vita senza speranza per diventare figli Suoi.

Quando si parla di chiesa, dunque, non possiamo riferirci a un edificio di mattoni, né a una gerarchia umana ma al significato originario del termine.

Pertanto, dire “chiesa”, significa intendere “gruppo, assemblea di persone”; dire “chiesa di Cristo” “gruppo, assemblea di persone” che seguono Cristo, che appartengono a lui”.

Nel Nuovo Testamento la chiesa viene coniugata con varie espressioni per distinguerla dalle strutture umane.  Eccone alcune: Chiese di Cristo (Romani 16.16); Chiesa di Dio (Atti 20.28); Chiesa dei primogeniti (Ebrei 12.23); Chiese dei santi (1Corinzi 14.34); Chiesa dell’Iddio vivente (1Timoteo 3.15). La Scrittura si serve anche di “figure” come, per esempio, il regno, il corpo, la vigna, la sposa, il tempio, per permetterci di identificarne la struttura e le caratteristiche. Un’immagine molto efficace, che suggerisce l’amore di Dio verso la sua creatura e che lo Spirito Santo usa anche per renderci consapevoli …

 I TESTIMONI DI GEOVA E IL NOME DI DIO

I Testimoni di Geova sostengono di essere gli unici a predicare e a diffondere la conoscenza del vero nome di Dio. Essi si definiscono gli esatti interpreti del nome divino che, nella nostra lingua, sostengono essere “GEOVA”.

Forti di questa pretesa condannano come falsa qualsiasi altra traduzione del tetragramma “YHWH” dalla quale questo nome trae origine. Ecco una citazione dalla Torre di Guardia del 1° marzo 1983 (pag. 69): “Se non conoscete e non usate questo nome, come potete essere inclusi fra il popolo che Dio ha scelto per Sé? Non solo dovremmo conoscere il nome di Dio ma dovremmo lodarlo dinanzi agli altri come fece Gesù quando era sulla terra...”. Leggiamo ancora dal loro libretto La verità che conduce alla vita eterna (pag. 17): “Per distinguersi dai molti falsi dii, il vero Dio si è dato un nome personale. Il nome personale di Dio ci viene fatto conoscere per mezzo della sua Parola, la Bibbia e questo nome è GEOVA”.

Ci troviamo di fronte a un’affermazione precisa e categorica che però è inesatta. Sono gli stessi Testimoni, del resto, a scrivere sempre nella pubblicazione “La verità che conduce alla vita eterna (pag. 18): Il problema è che oggi non abbiamo perciò nessun modo di sapere con esattezza quali vocali gli Ebrei usassero con le consonanti YHWH”.

LA CHIESA È IL REGNO DI DIO

La chiesa è una parte del piano divino che Dio ha attuato per la salvezza dell’uomo. I propositi e i progetti che hanno portato alla sua esistenza sono tutti di origine divina. Una giusta comprensione di questi argomenti aiuterà molti di noi a dare una risposta alle molte false dottrine riguardanti questa divina istituzione.

Analizzeremo i tempi della sua fondazione, il luogo da dove ebbe ini­zio, il suo fondatore, e l’istituzione stessa. Verremo alla conclusione che chiesa e Regno di Dio sono la stessa cosa. Queste verità bibliche ci mo­streranno l’assurdità delle speculazioni millennialiste che tendono a di­mostrare che l’età e l’esistenza del Regno di Dio siano ancora da venire; che Cristo è in procinto di stabilire un regno terreno di mille anni, in Ge­rusalemme.

I. La Chiesa nel suo scopo e nella sua profezia

La Bibbia ci insegna chiaramente che “la infinitamente varia sapienza di Dio” è data a conoscere “per mezzo della chiesa”, e che tutto questo è “conforme al proponimento eterno ch’Egli ha mandato a effetto nel no­stro Signore Gesù Cristo” (Efesini 3:10‑11). Quindi, la chiesa era sin dal­l’eternità, nel piano e nella mente di Dio. La chiesa non è una parentesi, o un ripensamento, o una sostituzione, dovuta al rinvio, da parte di Cristo, di stabilire il Regno.

  1. Isaia profetizzò

LA MORTE: ANNULLAMENTO DELL’ESISTENZA O SEPARAZIONE DELLO SPIRITO DAL CORPO?

Alcuni affermano e credono che la morte fisica segni la fine dell’esistenza umana. La Bibbia insegna invece che la morte è solo una separazione momentanea, e non di certo l’annichilimento totale. La Scrittura descrive la morte in tre modi.

  1. La morte fisica avviene quando lo spirito si separa dal corpo (Giacomo 2:26: la Scrittura dice che «il corpo senza lo spirito è morto», mai viceversa).
  2. La morte spirituale, ben più grave, è la condizione dell’uomo che vive separato da Dio (ossia non in armonia con Lui a causa del peccato – Luca 9:60; Giovanni 5:25; I Corinzi 11:30; I Timoteo 5:6; Apocalisse 3:1).
  3. Infine, si parla di morte seconda, quando il corpo materiale muore e lo spirito, dotato del nuovo corpo celeste della resurrezione, non è in grazia di Dio, cioè non è stato lavato dal sangue dell’Agnello (il sacrificio di Gesù in croce: Apocalisse 7:14; 2:11; 20:6, 14-15 e 21:8).

Coloro che muoiono continuano a essere coscienti, seppure in un diverso stato. La Scrittura usa spesso i termini dormire e addormentarsi, esprimendo con semplicità l’idea di vivere in condizioni differenti da quelle abituali sulla terra, cioè in una condizione della coscienza sganciata dalla materia terrena, ma nella quale si conserva perfettamente la propria individualità.

Si leggano i seguenti passi: Salmo 13:3; Daniele 12:2; Atti 7:60; Giovanni 11:11-13; I …