Pubblicati da gberdini

I DUE DISCEPOLI DI EMMAUS (Luca 22:13-34)

L’ultima settima della vita del Signore è stata una settimana molto intensa e piena di eventi. Gesù è salito a Gerusalemme per celebrare la Pasqua ebraica. È stato accolto dalle folle in maniera trionfale, celebrato come un re. È andato nel tempio e ha insegnato mostrando la sua autorità. Si è scontrato con Scribi e Farisei mettendo in risalto la loro ipocrisia e la loro poca fede nel Dio d’Abramo, che pur affermavano di seguire. Poi durante la cena pasquale ha rivelato ai discepoli il destino che lo attendeva, ha lavato loro i piedi insegnando l’umiltà e il servizio e ha istituito il memoriale della cena affinché coloro che lo amano non dimentichino il suo sacrificio e abbiano in loro una profonda riconoscenza che si trasformi in fede ubbidiente. Quindi è stato tradito da uno dei suoi. È stato arrestato, rinnegato da chi diceva di amarlo e avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui. È stato processato, ingiuriato, flagellato. È stato condannato a morte da quella stessa folla che lo aveva acclamato solo pochi giorni prima. Infine, è stato crocifisso insieme a due ladroni, trafitto da una lancia, sepolto nella tomba di Giuseppe d’Arimatea.

Nel giro di una settimana tutto si è dissolto, tutto è svanito, tutto è finito: sogni, aspettative, bisogni, certezze, desideri, progetti, speranze e promesse che si erano

DIO È LUCE

È difficile parlare di Dio. Immaginare Dio. Ricondurre Dio alla nostra dimensione. Tuttavia, la Scrittura per aiutarci a comprenderne la natura ci suggerisce l’idea della luce. Dio è luce per descriverne la purezza e la santità (Giovanni 1).

L’esperienza umana del contrasto tra luce/giorno e buio/tenebre in tutte le culture corrisponde all’alternativa tra positivo e negativo, tra vita e morte.

Specialmente in un’epoca in cui più netto era il passaggio tra la notte, buia e il giorno luminoso, si era soliti attribuire a queste due condizioni valori e simbolismi profondi.

La notte richiama, e soprattutto richiamava al tempo di Gesù, la paura di camminare senza vedere, il pericolo di aggressioni, il rischio di perdere la strada, di cadere in balia di nemici. Ma soprattutto la notte e l’oscurità portano da sempre il pensiero alla morte.

La Luce al contrario corrisponde a sicurezza, velocità nel cammino, autonomia, possibilità di difendersi.

Questo contrasto viene usato anche a livello intellettuale. Nella luce si ha la conoscenza, la comprensione, la capacità di scegliere in modo ragionevole, mentre nel buio e nell’oscurità si ha l’incapacità di vedere chiaramente, l’ignoranza. Il cieco brancola in un mondo oscuro e ostile, deve affidarsi agli altri, ed è consapevole che anche chi è più debole di lui può farlo cadere.  Ed è così che cecità e morte

CONOSCERE DIO

“Là sarà una strada maestra, una via che sarà chiamata la Via Santa; (nessun impuro vi passerà) essa sarà per quelli soltanto; quelli che la seguiranno, anche gli insensati, non potranno smarrirvisi. In quella via non ci saranno leoni; nessuna bestia feroce vi metterà piede o vi apparirà, ma vi cammineranno i redenti” (Isaia 35:8-9).

Bellissima metafora usta dal profeta Isaia per descrivere la facilità con cui si individua la via tracciata dal Signore per tutti coloro che desiderano seguirlo. Una strada maestra da percorrere unicamente uniformando il nostro pensiero con quello del Maestro. Infatti, Gesù disse: “Io sono la Via, la Verità e la Vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni 14:5-6).

Il pensiero di oggi, tuttavia, non si armonizza con queste parole di Gesù. La maggioranza di coloro che afferma di credere pensa che la dottrina non conti nulla, che siano importanti solo i sentimenti e che ognuno può avere il suo modo di credere in Gesù.

Il pensiero della modernità liquida del filosofo polacco Zygmunt Bauman, recentemente scomparso, ha influenzato non poco il pensiero che non esista una verità assoluta; infatti, questa definizione è generalmente usata per affermare l’idea che l’unica costante dell’uomo sia il cambiamento e l’unica certezza sia l’incertezza.

Viviamo in un mondo presuntuoso e arrogante, soprattutto quando si …

IL MATRIMONIO

Dio, ha creato l’uomo e la donna in maniera tale che si attirino e si cerchino reciprocamente. Il racconto biblico della creazione parla dell’essere umano “maschio e femmina”, facendo della sessualità una condizione naturale ed esaltando le differenze fisiche e psichiche che esistono tra i due sessi. Dio ha stabilito non solo che l’uomo e la donna si attraggano, ma anche che si completino e per questo ha fissato delle regole, che possiamo definire come “la legge del matrimonio”, alla cui base ci sono tre principali finalità:

1. COMPLETARSI

L’uomo non è stato creato per vivere da solo, aveva bisogno di una creatura che gli stesse vicino e che lo aiutasse da un punto di vista psico-fisico. Per questo Dio ha creato la donna: “Poi l’Eterno disse:’ non è bene che l’uomo sia solo: io gli farò un aiuto conveniente” (Genesi 2:18). È un completamento che abbraccia diverse sfere, dalla vita sessuale, all’aspetto psicologico, intellettuale e sociale.

2. VIVERE SESSUALMENTE

L’uomo e la donna esistono l’uno per l’altro e non solo per avere figli. Il matrimonio è un’unione d’amore e ha in sé un significato che prescinde dalla procreazione e trova piena realizzazione anche in coppie che non hanno figli. Paolo, ispirato dallo Spirito Santo, nel definire i diritti e i doveri della coppia afferma: «Ma a

DIO E IL TABERNACOLO

L’incontro tra Dio e l’uomo è un dato fondamentale dell’esistenza ed è stato da sempre fissato all’interno della storia umana.

Lo stesso termine religione proviene dal latino religare, ossia unire insieme, porre in relazione, ed esprime la volontà di Dio di instaurare con l’uomo un legame forte e duraturo. Paolo rileva come l’uomo non sia stato mai capace di trovare Dio da solo. È stato dunque Dio a cercare l’uomo per istituire con lui questo legame: “Poiché il mondo non ha conosciuto Dio mediante la propria sapienza, è piaciuto a Dio, nella sua sapienza, di salvare i credenti con la pazzia della predicazione” (1 Corinzi 1:21).

La primissima relazione che Dio stabilisce con l’uomo è una relazione creatrice. Dio crea l’uomo e gli si rivela. La Bibbia è la storia delle rivelazioni di Dio. La parola rivelare viene da alcuni fatta risalire all’espressione retro velum dare, che in latino significa “dare ciò che sta dietro il velo”, ossia far conoscere quello che non è immediatamente comprensibile dalla ragione umana, finita e limitata. Dio è un Dio che parla, che si rivela, che si preoccupa della sua creatura.

La Sacra Scrittura continua nel tempo la Rivelazione di Dio, rendendola accessibile anche alle epoche successive. Mentre nell’Antico Testamento il destinatario è un popolo (da qui nasce l’Ebraismo), nel Nuovo Testamento …

I LUOGHI CELESTI

L’espressione “luoghi celesti” si trova solo nella lettera agli Efesini (1:3-20; 2:6; 3:10; 6:12) e indica le realtà trascendenti:

  1. Benedetti in Cristo di ogni benedizione spirituale (1:3);
  2. Cristo vi è assiso (1:20);
  3. Siamo proiettati in essi per effetto del battesimo (2:6);
  4. Sono la sede di principati e potestà superiori e in essi si materializza il nostro conflitto spirituale (6:12).

Nei luoghi celesti, dunque, il Cristiano trova perdono, redenzione, serenità e comunione con Cristo, ma trova anche un conflitto che è chiamato a combattere e vincere in questa vita con l’aiuto e il supporto del Signore, conflitto che nulla ha a che fare con magie, incantesimi, esorcismi, stregonerie, sortilegi, fantasmi e cose simili che sono condannate già dal Signore per l’infondatezza dei loro presupposti. Satana è più astuto e le sue manifestazioni più pericolose delle superstizioni facilmente contrastabili.

La sede del combattimento è piuttosto la nostra coscienza, il nostro animo, la nostra volontà. È qui che si agitano le forze invisibili del male che cercano di prendere piano piano possesso di noi, ferirci in maniera mortale, e farci uscire dai luoghi celesti: “Ciascuno invece è tentato quando è trascinato e adescato dalla propria concupiscenza. Poi quando la concupiscenza ha concepito partorisce il peccato e il peccato, quando è consumato genera la morte” (Giacomo 1:14-15).

È vitale allora farsi trovare …

LA CONSOLAZIONE DI ISRAELE

“Vi era in Gerusalemme un uomo di nome Simeone; quest’uomo era giusto e timorato di Dio, e aspettava la consolazione d’Israele; lo Spirito Santo era sopra di lui e gli era stato rivelato dallo Spirito Santo che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore. Egli, mosso dallo Spirito, andò nel tempio; e, come i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere a suo riguardo le prescrizioni della legge, lo prese in braccio, e benedisse Dio, dicendo: «Ora, o mio Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo, secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, che hai preparata dinanzi a tutti i popoli per essere luce da illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele»” (Luca 2:25).

All’arrivo di Maria e Giuseppe nel tempio con il bambino, lo Spirito Santo, di cui Simeone era ripieno, gli rivela l’identità del piccolo. È lui il Messia, colui che porterà la salvezza nel mondo, colui che saprà consolare ogni tristezza e ogni sconforto. La consolazione del Padre è in Cristo Gesù, perché Gesù è via per la salvezza, la vita, la gioia, il sostegno, la speranza, l’amore, la carità, la luce del Padre.

Cristo è tutto per il Padre e il Padre dona tutto all’uomo attraverso Cristo, per mezzo della sua …

Paolo l’uomo che NON inventò il Cristianesimo

 

CHI ERA L’APOSTOLO PAOLO, L’UOMO CHE DOPO DUEMILA ANNI ANCORA DIVIDE LE OPINIONI

Si svolgeranno a Monfalcone l’10 e il 11 maggio presso la Chiesa di Cristo di Monfalcone  (Via Bixio 15, ore 18,30, ingresso libero) due incontri sulla vita del grande divulgatore del messaggio di Cristo. In particolare il tema sarà una lettura critica del recente libro di Corrado Augias in cui si definisce l’apostolo come il vero fondatore del Cristianesimo.

E’ sempre stata molto affascinante la figura di Paolo di Tarso. Affascinante come lo è stata la sua storia. Saulo l’ebreo con cittadinanza romana che da feroce oppositore e persecutore dei primi cristiani, si unì poi a loro in seguito a una conversione che secondo i testi biblici lo colpì sulla strada per Damasco dove divenne cieco e cadde da cavallo. Cambiò il suo nome in Paolo e iniziò una straordinaria opera di evangelizzazione, fondamentale per lo sviluppo del Cristianesimo. Oggi lo definiremmo un divulgatore appassionato, che a costo della sua stessa vita non si stancò mai di diffondere il messaggio di Cristo, intestardendosi fino ad arrivare al cuore del mondo, a Roma, quella stessa Roma che per lui era stata patria, fede e missione.

Numerosa la produzione critica intorno alla figura di Paolo; sono stati tanti infatti gli studiosi e gli intellettuali sia credenti …

ERODE AGRIPPA II – un uomo vicino alla conversione (Atti 26)

Nel racconto della prima prigionia subita dall’apostolo Paolo si succedono tre personaggi che hanno tra di loro ruoli diversi e decisivi.

Gli avvenimenti iniziano al ritorno a Gerusalemme dell’Apostolo dal suo terzo viaggio missionario (58 d.C.). Il clima che si respira in città non è certo favorevole per l’Apostolo. Nell’aria gravano i sentimenti ostili che migliaia di Giudei nutrono verso di lui, considerato ormai un nemico della Legge mosaica perché li sollecita ad abbandonare Mosè.

Va ricordato che la Legge mosaica costituisce per i Giudei qualcosa di più di una normativa puramente spirituale. Essa regola tutti gli aspetti della loro vita civile, sociale e religiosa. I Giudei che si sono convertiti a Cristo non hanno dismesso i costumi nazionali e le norme vigenti, così come avviene oggi per qualunque convertito che proviene da una falsa religione. Le leggi locali e nazionali continuano a vigere. Certamente, Paolo insegna che la Legge mosaica è stata inchiodata sulla croce (cfr. Colossesi 2:14) e sollecita i Giudei a non circoncidere i figli e a non conformarsi a riti ormai vuoti, superati e privi di senso. La sua predicazione è lineare. Tuttavia, Paolo non ha mai insegnato che le formalità civili, sociali o religiose siano in sé stesse peccaminose al pari del culto idolatrico. Il peccato innegabile e trasparente è sostenere che la Legge sia …

IL TEMPO DELL’ASCOLTO

“Mentre era in cammino con i suoi discepoli Gesù entrò in un villaggio e una donna che si chiamava Marta, lo ospitò in casa sua. Marta si mise subito a preparare per loro, ed era molto affaccendata. Sua sorella invece, che si chiamava Maria, si era seduta ai piedi del Signore e stava ad ascoltare quel che diceva. Allora Marta si fece avanti e disse: “Signore, non vedi che mia sorella mi ha lasciata da sola a servire? Dille di aiutarmi! Ma il signore rispose: Marta, Marta, tu ti affanni e ti preoccupi di troppe cose. Una sola cosa è necessaria. Maria ha scelto la parte migliore e nessuno gliela porterà via” (Luca 10:38-42). Luca narra questo episodio in cui sono protagoniste Marta e Maria, due sorelle molto diverse tra di loro.

Ho sempre associato Marta a mia madre. Una donna avvolta dai vapori della cucina e della laboriosità, attiva, terrena, diligente e abile. Sempre pronta a spalancare la porta di casa, a confezionare un succulento pasto e a inondare gli ospiti con la sua travolgente allegria e dinamicità. Confesso che ho sempre ritenuto Marta come utile e necessaria nella sua laboriosità. Il Vangelo ci invita, infatti, a non dimenticare l’ospitalità, esortandoci a praticarla: “Non dimenticate l’ospitalità, perché alcuni, praticandola, hanno ospitato senza saperlo degli angeli” (Ebrei 13:2).

Mia …