Pubblicati da gberdini

FESTEGGIARE O NO IL NATALE?

È domanda che ognuno dovrebbe porsi in questo periodo festivo, in cui come per incanto tutti sembrano trasformarsi in esseri buoni e caritatevoli. La suggestione che l’uomo ha creato sul Natale ferma, infatti, per un attimo la routine della vita, anche di coloro che sono sempre indifferenti ai problemi dello spirito, e tutti, anche se per pochi istanti, si lasciano sollecitare dai messaggi di pace e di amore che echeggiano ovunque.

L’uomo serio e coerente deve però riflettere con attenzione e senza fare eccessiva leva sul suo sentimento e sulle sue emozioni: È giusto essere “Cristiani” solo pochi giorni l’anno? È giusto parlare di pace e amore nel giorno di Natale per ritornare subito dopo a sbranarci come dei lupi? È proprio questo l’intento di Dio? E soprattutto è vero che Gesù di Nazareth è nato il 25 dicembre e che i suoi Apostoli ci hanno insegnato a festeggiare questo giorno?… Insomma, quale è la volontà di Dio in proposito al Natale?

Basta riflettere un momento per capire l’importanza di queste domande, perché a seconda delle risposte che daremo, il nostro com­portamento cambierà. Se Gesù è nato il 25 dicembre e se ci ha ordinato di festeggiare il suo compleanno, allora faremo bene ad ubbidire e a vivere tutte le implicazioni che tale festeggiamento comporta. Ma se Cristo non è …

RISPETTARE IL MODELLO (lezioni dall’Antico Testamento)

La Chiesa di Cristo è stata istituita con scopi precisi e delimitati. Il loro mancato rispetto fa sì che la Chiesa cessi di essere “di Cristo”, ossia smetta di essere la sposa del Signore.

Ogni volta che Dio ha voluto costruire qualcosa con e per gli uomini, ha dato un modello al quale attenersi con amore e rispetto.

Nel Vecchio Testamento (che per i Cristiani è una preziosa collezione di validi esempi) troviamo tanti casi di scrupolosa obbedienza ai comandamenti del Signore. Tra essi possiamo ricordare:

  • Noè, che ai tempi dell’arca, fece sempre tutto come Dio gli aveva comandato (Genesi 6:22), dimostrando così la sua fedeltà;
  • Abramo, pronto a sacrificare il proprio unico figlio, seguendo le indicazioni apparentemente assurde di Dio (Genesi cap. 22);
  • Mosè che eseguì ogni cosa secondo il modello ricevuto da Dio (Esodo 20:9-40), modello dal quale non si doveva togliere o aggiungere nulla e non si doveva deviare né a destra né a sinistra (Deuteronomio 4:2 e 17:20).
  • Lo stesso principio valse per la costruzione del tempio ebraico (1Re 6:38; Ezechiele 43:10-12).

Ogni violazione dei comandamenti di Dio fu inevitabilmente punita (ricordiamo il caso di Nadab e Abiu, i figli del sacerdote Aronne, che furono “castigati” con la morte per aver operato una piccola, apparentemente insignificante variante al culto stabilito da Dio (Levitico 10:1-3).…

Un Nuovo Rapporto con Dio

Quante volte, davanti a un edificio più o meno maestoso abbiamo detto: “Che bella chiesa!”, oppure “andiamo in chiesa”. Ebbene non è un impiego corretto del termine. E non è esatto neppure usarlo per indicare una struttura articolata e gerarchica o un’organizzazione religiosa.

Il termine greco ekklesia, significa letteralmente “chiamare fuori” e si riferisce a delle persone ossia  a  coloro che sono stati chiamati da Dio a lasciare la vecchia vita senza speranza per diventare figli Suoi.

Quando si parla di chiesa, dunque, non possiamo riferirci a un edificio di mattoni, né a una gerarchia umana ma al significato originario del termine.

Pertanto, dire “chiesa”, significa intendere “gruppo, assemblea di persone”; dire “chiesa di Cristo” “gruppo, assemblea di persone” che seguono Cristo, che appartengono a lui”.

Nel Nuovo Testamento la chiesa viene coniugata con varie espressioni per distinguerla dalle strutture umane.  Eccone alcune: Chiese di Cristo (Romani 16.16); Chiesa di Dio (Atti 20.28); Chiesa dei primogeniti (Ebrei 12.23); Chiese dei santi (1Corinzi 14.34); Chiesa dell’Iddio vivente (1Timoteo 3.15). La Scrittura si serve anche di “figure” come, per esempio, il regno, il corpo, la vigna, la sposa, il tempio, per permetterci di identificarne la struttura e le caratteristiche. Un’immagine molto efficace, che suggerisce l’amore di Dio verso la sua creatura e che lo Spirito Santo usa anche per renderci consapevoli …

 I TESTIMONI DI GEOVA E IL NOME DI DIO

I Testimoni di Geova sostengono di essere gli unici a predicare e a diffondere la conoscenza del vero nome di Dio. Essi si definiscono gli esatti interpreti del nome divino che, nella nostra lingua, sostengono essere “GEOVA”.

Forti di questa pretesa condannano come falsa qualsiasi altra traduzione del tetragramma “YHWH” dalla quale questo nome trae origine. Ecco una citazione dalla Torre di Guardia del 1° marzo 1983 (pag. 69): “Se non conoscete e non usate questo nome, come potete essere inclusi fra il popolo che Dio ha scelto per Sé? Non solo dovremmo conoscere il nome di Dio ma dovremmo lodarlo dinanzi agli altri come fece Gesù quando era sulla terra...”. Leggiamo ancora dal loro libretto La verità che conduce alla vita eterna (pag. 17): “Per distinguersi dai molti falsi dii, il vero Dio si è dato un nome personale. Il nome personale di Dio ci viene fatto conoscere per mezzo della sua Parola, la Bibbia e questo nome è GEOVA”.

Ci troviamo di fronte a un’affermazione precisa e categorica che però è inesatta. Sono gli stessi Testimoni, del resto, a scrivere sempre nella pubblicazione “La verità che conduce alla vita eterna (pag. 18): Il problema è che oggi non abbiamo perciò nessun modo di sapere con esattezza quali vocali gli Ebrei usassero con le consonanti YHWH”.

LA CHIESA È IL REGNO DI DIO

La chiesa è una parte del piano divino che Dio ha attuato per la salvezza dell’uomo. I propositi e i progetti che hanno portato alla sua esistenza sono tutti di origine divina. Una giusta comprensione di questi argomenti aiuterà molti di noi a dare una risposta alle molte false dottrine riguardanti questa divina istituzione.

Analizzeremo i tempi della sua fondazione, il luogo da dove ebbe ini­zio, il suo fondatore, e l’istituzione stessa. Verremo alla conclusione che chiesa e Regno di Dio sono la stessa cosa. Queste verità bibliche ci mo­streranno l’assurdità delle speculazioni millennialiste che tendono a di­mostrare che l’età e l’esistenza del Regno di Dio siano ancora da venire; che Cristo è in procinto di stabilire un regno terreno di mille anni, in Ge­rusalemme.

I. La Chiesa nel suo scopo e nella sua profezia

La Bibbia ci insegna chiaramente che “la infinitamente varia sapienza di Dio” è data a conoscere “per mezzo della chiesa”, e che tutto questo è “conforme al proponimento eterno ch’Egli ha mandato a effetto nel no­stro Signore Gesù Cristo” (Efesini 3:10‑11). Quindi, la chiesa era sin dal­l’eternità, nel piano e nella mente di Dio. La chiesa non è una parentesi, o un ripensamento, o una sostituzione, dovuta al rinvio, da parte di Cristo, di stabilire il Regno.

  1. Isaia profetizzò

LA MORTE: ANNULLAMENTO DELL’ESISTENZA O SEPARAZIONE DELLO SPIRITO DAL CORPO?

Alcuni affermano e credono che la morte fisica segni la fine dell’esistenza umana. La Bibbia insegna invece che la morte è solo una separazione momentanea, e non di certo l’annichilimento totale. La Scrittura descrive la morte in tre modi.

  1. La morte fisica avviene quando lo spirito si separa dal corpo (Giacomo 2:26: la Scrittura dice che «il corpo senza lo spirito è morto», mai viceversa).
  2. La morte spirituale, ben più grave, è la condizione dell’uomo che vive separato da Dio (ossia non in armonia con Lui a causa del peccato – Luca 9:60; Giovanni 5:25; I Corinzi 11:30; I Timoteo 5:6; Apocalisse 3:1).
  3. Infine, si parla di morte seconda, quando il corpo materiale muore e lo spirito, dotato del nuovo corpo celeste della resurrezione, non è in grazia di Dio, cioè non è stato lavato dal sangue dell’Agnello (il sacrificio di Gesù in croce: Apocalisse 7:14; 2:11; 20:6, 14-15 e 21:8).

Coloro che muoiono continuano a essere coscienti, seppure in un diverso stato. La Scrittura usa spesso i termini dormire e addormentarsi, esprimendo con semplicità l’idea di vivere in condizioni differenti da quelle abituali sulla terra, cioè in una condizione della coscienza sganciata dalla materia terrena, ma nella quale si conserva perfettamente la propria individualità.

Si leggano i seguenti passi: Salmo 13:3; Daniele 12:2; Atti 7:60; Giovanni 11:11-13; I …

IL REGNO DI CRISTO E LA FINE DEL MONDO

Quando il vangelo parla del regno dei cieli, si riferisce sempre alla chiesa, la realtà spirituale dove Gesù regna oggi (Colossesi 1:13 – Egli ci ha riscossi dalla potestà delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figliuolo”). Paolo conferma e pone l’accento sulla realtà spirituale della chiesa definendola addirittura un “luogo celeste” (Efesini 2:6 – “…ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù”).
Gli Ebrei aspettavano un Messia che li avrebbe riscattati e che avrebbe istaurato un nuovo governo e la loro delusione e incredulità derivò proprio dal fatto che Gesù non fece nulla di tutto questo, al contrario istaurò un regno spirituale, che non fu compreso proprio come oggi, un regno dove l’uomo può trovare il perdono e la comunione con il Padre. Un regno che non ha caratteristiche fisiche e materiali ma che è dentro ogni uomo che vuole diventare Suo Figlio.
Non abbiamo l’arroganza e la presunzione di sapere quello che è nella mente del Padre. Non sappiamo quale sarebbe stato il destino dell’uomo se questi non avesse peccato. Non sappiamo se Dio lo avrebbe trasportato comunque in una dimensione spirituale senza fargli conoscere la morte e dolore, che caratterizzano la nostra vita. Non sappiamo è non possiamo …

Il Fariseo e il Pubblicano

Disse ancora questa parabola per certuni che erano persuasi di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio per pregare; uno era fariseo, e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così dentro di sé: “O Dio, ti ringrazio che io non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri; neppure come questo pubblicano. Io digiuno due volte la settimana; pago la decima su tutto quello che possiedo”. Ma il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: “O Dio, abbi pietà di me, peccatore!” Io vi dico che questo tornò a casa sua giustificato, piuttosto che quello; perché chiunque s’innalza sarà abbassato; ma chi si abbassa sarà innalzato»   (Luca 18,9‑14).

Gesù racconta questa parabola per denunciare due disposizioni sbagliate, opposte al comportamento che Dio desidera nell’uomo. La prima è la presunzione di essere giusti di fronte al Signore, la seconda è sentirsi superiori agli altri.

È interessante notare come i due atteggia­menti siano legati e dipendenti l’uno dall’altro. Il fariseo, che presume di sé ed è sicuro della propria giustizia, è anche un giudice zelante e spietato nei confronti del suo prossimo: «Ti ringrazio che non sono come gli altri uomini… o anche come questo pubblicano».

È interessante notare come la …

I DUE DISCEPOLI DI EMMAUS (Luca 22:13-34)

L’ULTIMA SETTIMANA

L’ultima settima della vita del Signore è stata una settimana molto intensa e piena di eventi. Gesù è salito a Gerusalemme per celebrare la Pasqua ebraica. È stato accolto dalle folle in maniera trionfale, celebrato come un re. È andato nel tempio e ha insegnato mostrando la sua autorità. Si è scontrato con Scribi e Farisei mettendo in risalto la loro ipocrisia e la loro poca fede nel Dio d’Abramo, che pur affermavano di seguire. Poi durante la cena pasquale ha rivelato ai discepoli il destino che lo attendeva, ha lavato loro i piedi insegnando l’umiltà e il servizio e ha istituito il memoriale della cena affinché coloro che lo amano non dimentichino il suo sacrificio e abbiano in loro una profonda riconoscenza che si trasformi in fede ubbidiente. Quindi è stato tradito da uno dei suoi. È stato arrestato, rinnegato da chi diceva di amarlo e avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui. È stato processato, ingiuriato, flagellato. È stato condannato a morte da quella stessa folla che lo aveva acclamato solo pochi giorni prima. Infine, è stato crocifisso insieme a due ladroni, trafitto da una lancia, sepolto nella tomba di Giuseppe d’Arimatea.

Nel giro di una settimana tutto si è dissolto, tutto è svanito, tutto è finito: sogni, aspettative, bisogni, certezze, desideri, progetti, speranze e promesse che

L’ANTICRISTO – 1 Giovanni 2:18-19; 1 Giovanni 4:1-3; 2 Giovanni 7

Tema affascinante spesso oggetto di fantasie e speculazioni.

Il termine anticristo ricorre solo nella prima e seconda epistola di Giovanni. Il concetto che esprime è opposizione alla Parola di Cristo (“anti” è un prefisso derivante del greco antí che significa“contro, di fronte” e che in parole composte esprime opposizione ed avversione). Pur non usando questo termine, la Scrittura molte ne propone il significato. Paolo apostolo, ad esempio, afferma che il mistero dell’empietà è già all’opera (2 Tessalonicesi 2:1-12). Pietro avvisa i cristiani che tra loro sarebbero sorti molti falsi dottori che avrebbero introdotto eresie di perdizione, rinnegando il Signore (2 Pietro 2:1-2). Giuda parla di infiltrati che volgono in dissolutezza la grazia del nostro Dio (Giuda 4). Lo scrittore della lettera agli Ebrei riferisce di chi crocifigge di nuovo il Signore esponendolo ad infamia (Ebrei 6:4-8). Esaminano brevemente i tre brani in cui Giovanni usa questo termine.

1 GIOVANNI 2:18-19

«Ragazzi, è l’ultima ora. Come avete udito, l’anticristo deve venire, e di fatto già ora sono sorti molti anticristi. Da ciò conosciamo che è l’ultima ora. Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; perché se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma ciò è avvenuto perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri».

ULTIMA ORA

I primi cristiani erano coscienti di vivere …