I Testimoni di Geova sostengono di essere gli unici a predicare e a diffondere la conoscenza del vero nome di Dio. Essi si definiscono gli esatti interpreti del nome divino che, nella nostra lingua, sostengono essere “GEOVA”.

Forti di questa pretesa condannano come falsa qualsiasi altra traduzione del tetragramma “YHWH” dalla quale questo nome trae origine. Ecco una citazione dalla Torre di Guardia del 1° marzo 1983 (pag. 69): “Se non conoscete e non usate questo nome, come potete essere inclusi fra il popolo che Dio ha scelto per Sé? Non solo dovremmo conoscere il nome di Dio ma dovremmo lodarlo dinanzi agli altri come fece Gesù quando era sulla terra...”. Leggiamo ancora dal loro libretto La verità che conduce alla vita eterna (pag. 17): “Per distinguersi dai molti falsi dii, il vero Dio si è dato un nome personale. Il nome personale di Dio ci viene fatto conoscere per mezzo della sua Parola, la Bibbia e questo nome è GEOVA”.

Ci troviamo di fronte a un’affermazione precisa e categorica che però è inesatta. Sono gli stessi Testimoni, del resto, a scrivere sempre nella pubblicazione “La verità che conduce alla vita eterna (pag. 18): Il problema è che oggi non abbiamo perciò nessun modo di sapere con esattezza quali vocali gli Ebrei usassero con le consonanti YHWH”.  Ancora nel libretto Il nome divino che durerà in terno (pag. 7): “A dire la verità nessuno sa con certezza come si pronunciasse in origine il nome di Dio”.

È paradossale la contraddizione tra la categorica affermazione che Geova è il solo vero nome di Dio e la successiva con cui si afferma che tutto sommato però nessuno ne conosce l’esatta pronuncia. Cerchiamo allora di scoprire l’origine di questo nome per vedere il perché di queste contrastanti affermazioni.

IL NOME GEOVA

Presso gli Ebrei il nome di Dio si scriveva con quattro consonanti YHWH. Esso non veniva mai proferito per riverenza ed era sostituito dall’appellativo Adhonay (Signore). È fondamentale ai fini della nostra ricerca ricordare che l’alfabeto ebraico consta di sole consonanti e che ciò favorì il fatto che la pronuncia di tale nome andasse persa addirittura qualche secolo prima della venuta del Cristo.

Furono i Masoreti, studiosi ebrei di filologia, che all’incirca nei secoli VII/IX idearono una serie di punti e piccoli tratti da aggiungere all’alfabeto ebraico, con la funzione di vocali, per poter fissare la pronuncia del testo biblico.

Quando questi studiosi arrivarono al tetragramma YHWH di cui ignoravano la pronuncia, non sapendo quali segni vocalici apporre, vi misero quelli del termine che da secoli veniva pronunciato al suo posto, cioè Adhonay (Signore), per indurre il lettore a leggere in questo modo il tetragramma.

Purtroppo, successivamente alcuni ebraisti cristiani, poco saggiamente, tradussero il tetragramma adattandovi le vocali di Adhonay dando così origine alla forma ibrida Y e H o W a H che gli italiani storpiarono poi in Geova

Va notato dunque che l’uso di questo nome non implica una questione di errata o giusta pronuncia, ma siamo davanti a un termine sorto da un fatale equivoco che in ebraico non significa nulla e che non ha niente a che vedere con l’originale nome divino.

YHWH, infatti, non è un semplice nome proprio, ma una definizione della personalità di Dio che vuole spiegarne la natura, la potenza, soprattutto la dimensione atemporale. Significa infatti che Egli esiste da sempre, che crea, che suscita la vita, identifica Colui che è il Signore e il Padrone dell’eternità: “Iddio disse a Mosè: IO SONO QUEGLI CHE SONO. Poi disse: dirai così ai figlioli d’Israele: L’IO SONO mi ha mandato da voi” (Esodo 3:14).

Se gli Ebrei furono così “ortodossi” da non pronunciare questo nome, non è detto che si debba cadere nell’eccesso opposto di essere così “irriverenti” da usare a ogni costo un nome che ha poco in comune con il vero nome di Dio.

I Testimoni di Geova, tuttavia, si ostinano a difendere la loro intransigente dottrina pur conoscendo molto bene tutti questi fatti. Leggiamo, infatti, ancora dal loro libretto “Il nome divino che durerà in eterno”: “Per quanto riguarda il nome di Dio (i Masoreti), invece di mettervi i segni vocalici giusti, nella maggioranza dei casi vi misero altri segni vocalici per ricordare al lettore di leggere Adhonay. Da ciò derivò la grafia Jehouah diventata poi “Geova”, la tradizionale   pronuncia del nome di Dio in Italiano… Da dove hanno origine invece le pronunce “Jahveh”, “Yahweh”, e simili? Si tratta di forme suggerite da studiosi moderni nel tentativo di ricostruire la pronuncia originale del nome di Dio… Nondimeno, molti preferiscono la pronuncia “Geova”. Perché? Perché, a differenza   di “Yahweh” è nota e comune. Ma non sarebbe meglio usare la forma che potrebbe avvicinarsi di più alla pronuncia originale? Non necessariamente, perché questo non è ciò che di solito si fa con i nomi biblici

Ci troviamo di fronte ad una serie di affermazioni sconcertanti:

  1. Se è impossibile, come affermano, pronunciare correttamente il tetragramma YHWH perché ostinarsi a dire che il nome esatto di Dio è “Geova”?
  2. I Testimoni scelgono questo nome perché è “noto e comune”. Che valore probante per la verità può darci la popolarità di un nome o di una dottrina?
  3. Accusano gli Ebrei di essere stati fanatici e superstiziosi così da averci fatto perdere la pronuncia del nome divino, ma non è stesso fanatismo e la stessa superstizione nel volere a tutti i costi pronunciare un nome quando ciò è impossibile.
  4. Affermano che il VERO nome di Dio è Geova e che chiunque non usa questo nome non può far parte del popolo di Dio ma essi stessi parlano di approssimazione e accettano per tradizione delle vocali di un altro termine, quando poi affermano di combattere le tradizioni religiose. Come è possibile basare la fede sull’approssimazione?
  5. Questo letteralismo è sacrilego perché usa un nome reso impuro dalle vocali aggiunte dai Masoreti. Un nome che non a niente a che vedere con il vero nome di Dio, che nessuno oggi è in grado di conoscere.
  6. Giustificarsi sostenendo che la pronuncia altri nomi biblici non corrisponde all’esatta dizione ebraica, è solo un tentativo di spostare la questione su un altro piano. Il vero problema, infatti, non è di esatta o errata pronuncia, ma quello di un nome nato da un equivoco. Ecco quanto essi affermano: “Siccome c’è incertezza sull’esatta pronuncia del nome personale di Dio, alcuni ecclesiastici dicono che non lo dovreste usare affatto, ma dovreste invece dire semplicemente “Dio” o “il Signore”. In ogni modo essi non insistono che non dovrete usare i nomi “Gesù” e “Geremia”. Eppure, queste pronunce comunemente usate sono del tutto diverse dalle pronunce ebraiche “Yesh’ua” e “Yirmeiah’” (La verità che conduce alla vita eterna, 18).

Ripetiamo, il problema non riguarda la pronuncia ma il nome stesso da tradurre. Infatti, mentre degli altri termini ebraici conosciamo la dizione in ebraico e possiamo quindi tradurli in un’altra lingua, del tetragramma “YHWH” non conosciamo alcuna forma vocalica ed è perciò impossibile tradurlo. Né è corretto accettare un nome come YeHoWaH frutto della fusione di due termini, asserendo poi che questo “è l’unico vero e insostituibile nome di dio”.

Se vogliamo usare il nome Geova dobbiamo essere consapevoli che non è il vero nome di Dio e chi usa diverse dizioni non sbaglia.

IL NOME DI DIO NEL NUOVO TESTAMENTO

Un’altra originalità dei Testimoni riguarda la pretesa che a loro sarebbe stato demandato l’incarico di rimettere al suo posto nel Nuovo Testamento il nome di “Geova”, tolto (secondo la loro fervida immaginazione) dai copisti nei primi secoli: “I Cristiani apostati del II e III secolo lo tolsero (il nome divino) nel ricopiare i manoscritti greci della Bibbia e non lo adoperarono quando tradussero la Bibbia in altre lingue” (Il nome divino che durerà per sempre, pag. 27). Questa teoria ha autorizzato i Testimoni a introdurre arbitrariamente nel Nuovo Testamento il nome “Geova” ben 237 volte, molte delle quali a sproposito, ignorando che nelle migliaia di copie del testo greco oggi in nostro possesso e nelle traduzioni più antiche del Nuovo Testamento il tetragramma NON COMPARE MAI.

Accusare, poi, di apostasia i Cristiani che nei primi secoli hanno copiato e tradotto le Sacre Scritture con sacrificio e abnegazione, permettendoci oggi di avere il testo biblico è qualcosa che solo l’arroganza della Torre di Guardia poteva concepire. Che tutti gli autori delle migliaia di copie che oggi noi abbiamo si siano “accordati” per togliere il nome di Dio dai testi antichi è talmente infantile che solo chi non possiede alcuna cognizione storica può sostenerlo. Accettando tale teoria non solo si cade nel ridicolo, ma si manifesta una totale sfiducia nella divina provvidenza. Nello stesso modo si potrebbe mettere in dubbio qualsiasi parte della Bibbia. Gli autori del “complotto” avrebbero, infatti, potuto accordarsi per sostituire o omettere altre parti della rivelazione divina. Evidentemente seguendo tali fantasie tutto potrebbe essere messo in discussione, dimenticando che il Nuovo Testamento è tra i testi antichi il più certo e accreditato. Gli oltre 4000 e più autorevoli manoscritti esistenti attestano in maniera inequivocabile la sua veridicità, non lasciando spazio al benché minimo dubbio sull’autenticità del testo.

È chiaro che i Testimoni non hanno il merito di aver riscoperto il nome di Dio, e che la loro pretesa di dover ripristinare tale nome nel Nuovo Testamento è totalmente priva di qualsiasi fondamento storico e biblico. Siamo solo davanti a una delle tante false e fantasiose dottrine da loro insegnate.